Cristianesimo
e Cattolicesimo:
un confronto
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Relazione di due conferenze pubbliche tenute per la
Chiesa di Cristo di Udine.
- A cura di Valerio Marchi -
Introduzione
Le pagine che seguono sono, in origine, schemi su trasparenti
proiettati in occasione di due pubbliche conferenze. Non si tratta dunque
di una esposizione organica e completa dell'argomento (per ottenere la
quale è necessario integrare e collegare le varie parti con spiegazioni
orali), ma ho pensato che potesse essere utile ricavare da quei fogli un
opuscoletto, ad uso sia di chi volesse a propria volta sviluppare il tema,
sia di chi ritenesse comunque utile una serie di informazioni e confronti
che sono in ogni caso - credo - utilmente ricavabili dagli scritti presentati.
Il tema di Maria e quello della Tradizione cattolica -
peraltro intimamente connessi - sono senz'altro due punti nodali del contrastato
rapporto fra Magistero cattolico e Nuovo Testamento. Un altro "nodo" (ma
siamo sempre di fronte a singoli esempi fra le decine che si potrebbero
proporre) è quello della "legge del celibato", di cui anche ho voluto
sintetizzare lo sviluppo storico, sempre confrontandolo col dato biblico,
e quindi col messaggio cristiano originario, garantito dall'autorità
apostolica.
Dato che s'è voluto operare un raffronto fra il
cristianesimo neotestamentario e il cattolicesimo romano, un'obiezione
che il cattolico avrebbe potuto fare - ma che non ha trovato una risposta
approfondita per ovvi limiti di tempo - verte sul problema del canone del
Nuovo Testamento (cioè dell'elenco ufficiale dei libri che lo compongono).
Si afferma infatti che sia stata la Chiesa cattolica a stabilirlo, e che,
dunque, in qualche modo gli "appartenga": criticarne le dottrine in base
al canone che essa stessa, con la propria Tradizione e autorità,
ha dettato, sarebbe perciò un assurdo. Ma non è così!
I 27 libri che compongono il Nuovo Testamento (Vangeli,
Atti degli Apostoli, Lettere apostoliche, Apocalisse di Giovanni), accettati
da tutta la "Cristianità", sono stati dati da Dio, sono ricollegati
all'autorità apostolica e rappresentano il modello, l'unità
di misura, (tale è il senso del greco kanòn) a cui ci si
deve attenere fermamente per essere veri cristiani. In ogni caso, anche
ammesso (e, ovviamente, non concesso) che il canone neotestamentario sia
opera cattolico-romana, apparirebbe ancor più grave e contraddittorio
il fatto che proprio gli "autori" dello stesso lo tradiscano palesemente
in tanti modi, alcuni dei quali sono esposti in questo opuscolo.
V. Marchi
MARIA
EBBE ALTRI FIGLI?
Conferenza pubblica - Udine, 15 Maggio 1997
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La Chiesa cattolica
afferma che...
Maria ha concepito Gesù da vergine, e tale è rimasta
fino al parto. (Nuovo Catechismo [CCC] e Catechismo degli adulti [Cda]
citano a sostegno i passi del Vangelo: Matteo 1,18-25; Luca 1,26-38). |
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Il Nuovo Testamento
afferma che...
Ciò, in effetti, è pienamente confermato dai passi evangelici
richiamati. |
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La Chiesa cattolica
afferma che...
Maria è rimasta vergine anche durante e dopo il parto, per sempre.
(CCC e Cda citano a sostegno: papi come Leone Magno [440-461] e Pio IV
[1559-1565]; Concili e Sinodi come Costantinopoli II [553 d.C.], Lateranense
[649] e Vaticano II [1962-65]. La dottrina - e fatto storico - di Maria
sempre vergine sarebbe un «approfondimento della fede»). |
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Il Nuovo Testamento
afferma che...
Il Vangelo dice semplicemente che Maria non ebbe rapporti con Giuseppe
«finché ella ebbe partorito il suo figlio primogenito, al
quale pose nome Gesù» (Matteo 1,25). Come ammette l'autorità
cattolica, dunque, solo speculazioni successive potevano giungere a conclusioni
diverse od ulteriori. |
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La Chiesa Cattolica
afferma che...
Il Nuovo Testamento parla di "fratelli e sorelle" di Gesù, ma
vanno considerati parenti e/o cugini (citazioni: Marco 3,31-35 e 6,3; 1Corinzi
9,5; Galati 1,19): Gesù è dunque l'unico figlio di Maria. |
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Il Nuovo Testamento
afferma che...
La stessa autorità cattolica afferma che nel Nuovo Testamento
si parla di "fratelli e sorelle" del Signore. Che non siano fratelli e
sorelle carnali va allora dimostrato! Proseguiamo perciò il confronto. |
Cattolicesimo e Cristianesimo: un confronto
Chiesa Cattolica |
Nuovo Testamento |
«L'Economia cristiana, in quanto è alleanza
nuova e definitiva, non passerà mai e non è da aspettarsi
alcuna nuova rivelazione pubblica ... Tuttavia, anche se la Rivelazione
è compiuta, non è però completamente esplicitata;
toccherà alla fede cristiana coglierne gradualmente tutta la portata
nel corso dei secoli» (CCC, che cita il Concilio Vaticano II). |
«Perché non vi scriviamo altre cose, se non
quelle che potete leggere o comprendere ... Nel leggere questo, voi potete
capire quale sia la mia intelligenza del mistero di Cristo ... Anche se
un angelo dal cielo vi predicasse un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo
annunziato, sia maledetto» (Paolo: 2Corinzi 1,13; Efesini 3,4; Galati
1,8). |
Chiesa Cattolica |
Nuovo Testamento |
Le "esplicitazioni" successive al Nuovo Testamento sono
formulate nel corso dei secoli dalla Tradizione, cioè dalla «trasmissione
viva» (orale e man mano scritta), che è «distinta dalla
Sacra Scrittura, sebbene ad essa strettamente legata». Così
Dio continua a parlare ai credenti e li informa su tutta la verità.
Tradizione e Sacra Scrittura «formano in certo qual modo una cosa
sola» (CCC, sempre richiamando il Vaticano II). |
«La fede è stata trasmessa una volta per sempre
ai santi» (lettera di Giuda v. 3). «Guardate che nessuno vi
faccia sua preda con la filosofia e con vano inganno, secondo la tradizione
degli uomini e gli elementi del mondo, e non secondo Cristo» (Paolo:
Colossesi 2,8). «Invano mi rendono un culto, insegnando dottrine
che sono precetti di uomini ... annullando così la Parola di Dio
con la vostra tradizione, che voi avete tramandata» (Gesù:
Marco 7,7-13). |
Chiesa Cattolica |
Nuovo Testamento |
Interpretare e gestire la Rivelazione scritturale e la Tradizione
spetta solo al Magistero della Chiesa (ossia ai vescovi in comunione col
pontefice): «Sacra Tradizione, Sacra Scrittura e Magistero della
Chiesa ... sono tra loro talmente connessi e congiunti che non possono
indipendentemente sussistere» (CCC; Vaticano II). |
Ma voi non fatevi chiamare maestro, perché uno solo
è il vostro Maestro: il Cristo ... E non chiamate alcuno sulla terra
vostro padre, perché uno solo è vostro Padre, colui che è
nei cieli. Né fatevi chiamare guida, perché una sola è
la vostra Guida: il Cristo» (Gesù: Matteo 23,8-10). |
Vangelo di Marco 3,31-32 e 6,3
In Marco 3,31-32 si dice per due volte che «i suoi [di
Gesù] fratelli e sua madre» lo mandarono a chiamare,
lo stavano cercando.
In Marco 6,3 la gente di Nazaret inquadra Gesù come «il
falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Iose, di Giuda
e di Simone», menzionando anche un numero imprecisato di «sorelle».
Vediamo quale spiegazione dà di questi contesti la Chiesa cattolica,
e valutiamo l'attendibilità delle sue affermazioni.
Chiesa Cattolica |
Nuovo Testamento |
«Secondo un'espressione non inusitata nell'Antico
Testamento», per "fratelli e sorelle" deve intendersi "parenti prossimi"»
(CCC; cita Genesi 13,8; 14,16; 29,15), «cugini, parenti» (Cda). |
I passi citati si riferiscono alla fratellanza spirituale
fra Israeliti (es. Matteo 23,8; cfr. i vv. 14 e 16 di Atti 1; Atti 3,17;
13,26 ecc.; proprio come oggi ci si esprime riguardo alla fratellanza fra
cristiani: es. Colossesi 1,2; 4,15), fratellanza tanto più forte
in caso di parentele. Si noti poi che, se l'ebraico dell'Antico Testamento
non ha un termine specifico per "cugino", non per questo non sa specificare
le parentele (es. Genesi 14,12; Levitico 10,4; 25,49). Ma, soprattutto,
il Nuovo Testamento è scritto in greco, e gli autori sacri usano
un termine per "parente" (sunghenès; es. Luca 1,36.58,61; 2,44;
Marco 6,4), uno per "cugino" (anepsiòs; es. Colossesi 4,10) e uno
per "fratello" (adelfòs; es. Marco 1,16.19; 3,17, 13,12). |
Secondo CCC, due "fratelli" di Gesù, Giacomo e Giuseppe
(Iose), «sono i figli di una Maria discepola di Cristo [Maria di
Cleofa], la quale è designata in modo significativo come "l'altra
Maria" (Matteo 28,1)». (CCC e Cda citano in proposito anche Matteo
27,56 e Marco 15,40). |
Spesso, nella Scrittura, vi sono nomi comunissimi che appartengono
a più persone; dunque, non è strano che l'altra Maria avesse
figli con nomi uguali a quelli di due fratelli di Gesù. Giovanni
19,25 menziona una sorella della mamma di Gesù, ma nulla si dice
mai di un legame parentale fra quest'ultima e "l'altra Maria" (Maria di
Cleofa). Siamo perciò di fronte a semplici ed indimostrabili congetture. |
RIFLETTIAMO SU ALTRI PASSI
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Cfr. Matteo 1,25 con passi quali Genesi 8,7;
Matteo 2,9.13.15; 13,33; Marco 6,10; Luca 1,80: dopo il "finché"
cambia qualcosa, o no? |
* |
In Marco 6,3 e 10,29 si provi a sostituire "fratelli"
e "sorelle" con "parenti" o "cugini", e se ne verifichi il risultato: i
passi perdono gran parte della loro potenza e freschezza! L'argomento dello
"scandalo" (Matteo 12,46-50; 13,54-57) non perde gran parte della sua forza
se "fratelli e sorelle" erano, ad es., semplici cugini? |
* |
Cfr. Marco 6,4 (che, considerando la propria
situazione e poi traendone un principio generale, parla di patria, parentela
e famiglia stretta) con Giovanni 7,5: chi si opponeva a Gesù "in
casa sua"? Se Gesù non aveva fratelli e sorelle, Giuseppe sembra
scomparso dalla scena (di lui non si dice mai niente, forse era morto),
e Maria - secondo l'insegnamento della Chiesa cattolica - «è
rimasta pura da ogni peccato personale durante la sua esistenza»
(CCC; Vaticano II)... chi erano i familiari stretti che peccavano opponendosi
a Gesù? |
* |
Leggi Giovanni 2,12; Matteo 12,46; Atti 1,14:
cugini e parenti vari di Gesù andavano sempre in giro con Maria?
Si leggano a mente sgombra passi come 1Corinzi 9,5; Galati 1,19. |
RIFLETTIAMO INFINE SU QUESTI ASPETTI
-
Se la mariologia è così fondamentale per la fede, come mai
dopo la morte di Cristo se ne parla esplicitamente solo in Atti 1,14?
-
E come mai Paolo, in Galati 4,4, parlando dell'incarnazione di Gesù,
dice semplicemente "nato da donna", senza neppure farne il nome e senza
spendere una sola parola in più su Maria?
-
Come mai v'è un silenzio quasi totale degli scrittori più
antichi su Maria (in particolare sulla Maria di oggi)?
-
Come mai, nel Nuovo Testamento, di tutte le "verità di fede" su
Maria enunciate nel corso dei secoli dalla Tradizione e dal Magistero (perpetua
verginità, immacolata concezione -dogma del 1854! -, assunzione
in cielo - dogma del 1950! -, impeccabilità, corredenzione, destinataria
di una redenzione più sublime di chiunque altro, regalità
celeste, mediazione, venerazione, capacità di far miracoli sulla
terra...), non v'è il minimo cenno? Sull'Immacolata concezione,
ad esempio (e vale per ogni altro aspetto), il Cda dice: «Nella Tradizione
della Chiesa, il comune senso della fede ... a poco a poco è arrivato
ad acquisire anche la certezza della sua esenzione dal peccato originale.
Finalmente nel 1854 il papa Pio IX ha definito solennemente...».
-
Possibile che più passa il tempo e ci si allontana dalla prima fonte
storica (testimoni oculari, ecc.), più si riesce a saperne, sia
di cose terrene che celesti?! Si sa addirittura che durante il parto Maria
è rimasta miracolosamente vergine: come credere ad un miracolo che
la Scrittura non riporta, e che nessuno ha mai detto di aver visto?
-
Del "rapimento" al cielo di Enoch ed Elia la Bibbia parla (Genesi 5,24;
2Re 2,11); perché non lo ha fatto per quella di Maria? Mentre Maria
era in vita e nei decenni dopo la sua morte (periodo del Nuovo Testamento),
non ha mai operato miracoli, mai è stata venerata; gli autori sacri
non si sono preoccupati di dire dove e quando e morta, né come è
vissuta, né hanno sviluppato alcuna teologia che la riguardi.
VANGELO
O TRADIZIONI?
Conferenza pubblica - Udine, 22 Maggio 1997
S'è visto che, per Gesù, chi aggiunge tradizioni alla
legge di Dio vanifica il proprio culto. Notiamo ciò che due noti
autori (e sacerdoti) cattolici affermano in proposito:
-
«I Farisei rispondevano che la Torah, la "Legge scritta", era solo
una parte, e neppure la principale, dello statuto nazionale-religioso:
insieme con essa, e più ampia di essa, esisteva la "Legge orale",
costituita dagli innumerevoli precetti della "tradizione" (parádosis).
Questa Legge orale era costituita da un materiale immenso ...
Tutta questa congerie di credenze e costumanze tradizionali non aveva
quasi mai un vero collegamento con la Torah scritta; ma i Farisei scoprivano
spesso siffatto collegamento sottoponendo a una esegesi arbitraria il testo
della Torah: e anche quando non ricorrevano a tale metodo, si richiamavano
al loro principio fondamentale che Dio aveva dato a Mosè sul Sinai
la Torah scritta contenente solo 613 precetti, e inoltre la Legge orale
molto più ampia ma non meno obbligatoria ...
E' chiaro che, stabilito tale principio fondamentale, i Farisei erano
"in regola", e potevano legiferare quanto volevano, estraendo ogni decisione
dalla loro Legge orale» (G. Ricciotti, Vita di Gesù Cristo,
1941, pp. 47-48).
-
«Gesù ... permette ai discepoli di liberarsi dalla "tradizione
degli antichi", essendo essa semplicemente umana, e, quindi, tale da compromettere
persino la legge» (A. Mistrorigo, Guida alfabetica alla Bibbia, 1995,
pp. 638-640).
Ma ecco ciò che, al tempo stesso, l'ultimo autore citato dice (rifacendosi
al Concilio Vaticano II) riguardo alla Tradizione cattolica, riproponendo
concetti che ci sono oramai noti:
-
«Cristo comandò agli Apostoli di predicare tutto il suo Vangelo
... Tale predicazione, per suggerimento e ispirazione dello Spirito Santo,
gli Apostoli la misero per iscritto, rendendo così stabile ed inviolabile
il loro insegnamento.
Ma questo non bastava. Per la completezza della rivelazione, che la
Scrittura non può contenere altro che in forma di notizia, era necessaria
la continuazione della viva predicazione apostolica, la quale riproduce
anche le realtà salvifiche.
Questa predicazione viva, continuata nella serie ininterrotta dei successori
degli Apostoli, si chiama Tradizione ... Sebbene [la Tradizione] realmente
incida sul deposito rivelato dando ad esso nuovi modi di essere, non ne
intacca l'essenza e il significato primitivo: nulla quindi potrà
essere nella Tradizione che non derivi dagli Apostoli; nulla vi potrà
mancare di quanto essi hanno tramandato ...
La Scrittura ha bisogno della Tradizione per manifestare tutto il suo
contenuto ... "Accade così che la Chiesa attinge la certezza su
tutte le cose rivelate non dalla sola Sacra Scrittura". Per questo motivo
tanto alla Scrittura che alla Tradizione è dovuto pari sentimento
di pietà ed uguale rispetto (Dei Verbum, 9) ... A questo dovere
comune di testimonianza s'aggiunge, per i membri della gerarchia, il dovere
del magistero ... I fedeli sono vincolati al suo insegnamento...».
Tradizione cattolica
Dal Signore--->agli Apostoli---->
ai successori degli Apostoli (gerarchia ecclesiastica), i quali:
-
estraggono dalla rivelazione scritta (Bibbia) fatti e significati impliciti,
non immediatamente visibili;
-
portano alla luce la Tradizione orale e definiscono i dogmi (dottrine enunciate
autoritativamente, da credersi quali espressioni della ve-rità rivelata
o ad essa collegate e la cui negazione è eresia);
-
adeguano il dato biblico ai tempi e formano il Diritto canonico (1752 regole,
leggi di fonte ecclesiastica, patristica, conciliare e papale).
«Infatti, se è vero che la tradizione - ossia la trasmissione
del deposito della divina Parola ricevuta dagli Apostoli - progredisce
nella Chiesa con l'assistenza dello Spirito Santo, se è vero cioè
che la Chiesa tutta intera concorre alla crescita nella verità,
non si deve dimenticare che solo alcuni nella Chiesa "con la successione
episcopale hanno ricevuto un carisma certo di verità"» [infallibilità:
dogma del 1870]. (Cardinale G. Urbani, che cita il Vaticano II).
Tradizione (parádosis) condannata dal N. T.
-
MARCO 7,3-5; MATTEO 15,2 (tradizione dei padri - cfr. GALATI 1,14 -, detta
anche «tradizione degli uomini» in MARCO 7,8): prescrivere
e fare «molte altre cose» (Marco 7,13) aggiunte alla Parola
scritta di Dio.
-
COLOSSESI 2,8: speculazioni teologico-filosofiche che non si attengono
strettamente alla rivelazione diretta degli Apostoli.
Tradizione cristiana
Dal Signore---->agli Apostoli---->a tutti i cristiani
affinché custodiscano il "deposito" senza modifiche:
-
morti i testimoni oculari e accreditati degli eventi dell'età apostolica
(Matteo 19,28; Luca 1,2; Atti 1,21-22; Ebrei 2,3-4; 2Pietro 1,16), gli
scritti neotestamentari ci hanno lasciato tutto ciò che è
necessario e sufficiente per la nostra fede e salvezza (Giovanni 3,36;
16,13; 20,30-31; 1Tessalonicesi 2,13; 4,15; 2Timoteo 2,2; 2Pietro 1,3;
Giuda 3);
-
dal N.T. sappiamo con certezza che i primi cristiani credevano e praticavano
certe dottrine, mentre non è possibile dimostrare che credessero
e praticassero altre dottrine;
-
aggiungere o togliere dalle Scritture è peccato "mortale" (Deuteronomio
4,2; 29,29; Proverbi 30,5; Apocalisse 22,18): perché ciò
che era sbagliato per i Farisei dovrebbe essere giusto per il Magistero
cattolico?! 2Timoteo 3,15-17 dice che gli Scritti Sacri sono perfettamente
idonei a rendere completo l'uomo per Dio e a salvarlo: il superfluo, non
viene dal maligno...? (Matteo 5,37).
Tradizione approvata dal Nuovo Testamento
-
1CORINZI 11,2.23; 15,3: conservare immutati gli ordini trasmessi dal Signore
agli Apostoli e da questi ai cristiani (1TIMOTEO 6,20).
-
2TESSALONICESI 2,15; 3,6: gli insegnamenti apostolici (ROMANI 6,17): prima
orali e poi messi per iscritto, sigillando una volta per sempre la dottrina
e consegnandola per sempre certa e fruibile da tutti.
TORNANDO A MARIA...
Ammesso e non concesso che Scrittura e Tradizione, gestite dal Magistero,
siano sullo stesso piano, comunque, agli effetti pratici del credente,
prevarrà sempre la Tradizione; infatti, essa estrapola dalla Bibbia
cose che solo il Magistero può comprendere a fondo, o adatta e aggiunge
legislazioni ecclesiastiche in forza della propria potestà decisionale/organizzativa
e di guida morale.
D'altronde, il fine della Parola di Dio è quello di generare
la fede, per giungere alla salvezza dell'anima (Romani 10,17; Giacomo 1,21;
1Pietro 1,9).
La domanda, allora, è:
se credo e pratico ciò che solo
risulta evidente dal Nuovo Testamento, posso essere salvato?
Se, ad esempio, credo e ubbidisco all'insegnamento apostolico della
Scrittura ma non prego Maria, non credo che sia mediatrice e corredentrice,
non credo che sia stata assunta al cielo né che compia miracoli,
né credo nella sua "immacolata concezione" e "perpetua verginità",
ecc. ecc... sono un vero cristiano?
Se la risposta è "no"...
-
Per me, di fatto, la Tradizione ha la meglio sulla Bibbia (come visto nel
caso di Maria), perché "più aggiornata" nelle sue formulazioni.
-
Il mio contatto con la Scrittura diventa, ai fini pratici, non necessario;
infatti, se ogni cosa in essa contenuta può essere rettamente compresa,
ap-profondita (e anche modificata) solo dal Magistero, allora è
sufficiente studiare i catechismi cattolici.
-
Oggi ci si salva mediante verità ulteriori e diverse rispetto ai
primi cristiani, ai quali, però, fu detto di non aver bisogno d'altro
(1Giovanni 2,27; 5,13).
Se la risposta è "sì"...
-
La Bibbia può, come minimo, fare a meno della Tradizione.
-
Ma c'è di più. Per la Chiesa cattolica le due fonti sono
sullo stesso piano d'autorità; se però sono cristiano senza
Tradizione cattolica, allora una grande "verità" del Magistero (la
parità e il reciproco completamento fra Scrittura e Tradizione)
non è poi così... vera!
-
Non posso essere salvato senza credere e praticare le Scrit-ture, ma posso
esserlo senza credere e praticare la Tradizione cattolica: in quale modo,
allora, essa è un tutt'uno con la Bibbia?!
Un altro caso concreto:
LA "LEGGE DEL CELIBATO"
Tracciamo una breve storia delle principali tappe che hanno condotto
all'imposizione del celibato per sacerdoti e appartenenti alla "vita consacrata"
(monaci, ecc.), seguendo quanto riferiscono il Dizionario storico del Cristianesimo
e Il Cristianesimo dalla A alla Z, delle edizioni Paoline (C. Andresen
- G. Denzler, 1992; P. Petrosillo, 1995).
-
Correnti ascetiche e dualistiche fecero sì che nella Chiesa antica
il celibato (verginità) godesse in genere di maggiore stima rispetto
al matrimonio...
-
Sebbene non ci fosse nessun riferimento diretto ed evidente con il ministero
o la vita del prete - piuttosto il contrario (lettere pastorali) - fu presto
considerata legge non scritta che un prete celibe, una volta consacrato,
non potesse più sposarsi, pena l'abbandono del ministero...
-
Nel IV sec. si intensificarono i tentativi, anche con definizioni canoniche,
di obbligare i chierici legittimamente sposati (dal suddiacono al vescovo)
all'astinenza coniugale... [cfr. 1Corinzi 7,2-5!]
-
Il concilio di Nicea (325) respinse questa richiesta, mentre alcuni sinodi
occidentali si pronunciarono per una simile legislazione... Dal V sec.,
parecchi sinodi richiesero sia ai candidati celibi che a quelli sposati
una promessa di astinenza...
-
In Occidente la disciplina dell'astinenza per i chierici, nonostante numerose
infrazioni e abusi, fu mantenuta e anzi continuamente inasprita... Soprattutto
i papi riformatori dell'XI sec. combatterono i religiosi concubinari e
le loro concubine...
-
I concili I e II del Laterano (1123 e 1139) presero delle altre severe
misure, dichiarando il ricevimento dei gradi maggiori dell'ordine impedimento
dirimente al matrimonio [cioè: prima se un prete si sposava, il
matrimonio era valido, ma egli doveva ritirarsi dal ministero; poi il matrimonio
di un prete divenne invalido - cioè non era neppure considerato
matrimonio - e per di più seguiva la scomunica; gli eventuali figli
furono considerati illegittimi]...
-
Durante il Medioevo ma anche dopo il concilio di Trento (XVI sec.) e fino
a oggi, rimane immutata la legge del celibato di fronte agli attacchi dei
riformatori...
-
Paolo VI (1963-78) concesse la possibilità di contrarre matrimonio
religioso, previa riduzione allo stato laicale...
-
La possibilità che la legge del celibato potesse essere abolita
in parte o del tutto fu annullata dall'enciclica Sacerdotalis caelibatus
di Paolo VI (1967)... [Paolo VI, fra l'altro, nella stessa enciclica, al
n. 5, dice: "Il Nuovo Testamento, nel quale è conservata la dottrina
di Cristo e degli Apostoli, non esige il celibato dei ministri sacri. Gesù
stesso non ha posto questa pregiudiziale nella scelta dei Dodici, come
del resto gli Apostoli per coloro che venivano preposti alle prime comunità
cristiane"]...
-
Giovanni Paolo II si mostrò a questo riguardo fin dall'inizio contrario
a qualsiasi cambiamento...
Presso gli Ortodossi, la proibizione del matrimonio riguarda solo i vescovi,
ma preti e diaconi possono sposarsi solo prima dell'ordinazione; ciò
vale anche per la Chiesa Cattolica di rito orientale... «La consuetudine
senza la verità è soltanto l'antichità dell'errore»
(Cipriano)
Il Dizionario sopracitato ricorda, molto opportunamente, le cosiddette
"lettere pastorali", ossia quelle dell'apostolo Paolo a Timoteo e Tito.
Leggiamo alcuni passi da queste lettere del Nuovo Testamento (Parola scritta
di Dio) e confrontiamole con quanto visto sopra (Tradizione cattolica):
-
1TIMOTEO 3,2.4: «Bisogna che il vescovo sia irreprensibile, marito
di una sola moglie, sobrio, assennato, prudente, ospitale, atto ad in-segnare
... che governi bene la propria famiglia e tenga i figli in sottomissione
con ogni decoro; poiché se uno non sa governare la propria famiglia,
come potrà aver cura della casa di Dio?».
-
TITO 1,6: «Ciascuno di loro [i vescovi] sia irreprensibile, marito
di una sola moglie, e abbia figli fedeli...».
-
1TIMOTEO 4,1-3: «Ora lo Spirito dice espressamente che negli ultimi
tempi alcuni apostateranno dalla fede, dando ascolto a spiriti seduttori
e a dottrine di demoni, per l'ipocrisia di uomini bugiardi, marchiati nella
propria coscienza, i quali vieteranno il matrimonio e imporranno di astenersi
da cibi che Dio ha creato...».
-
Rileggiamo, inoltre, 1Corinzi 9,5 e verifichiamo di nuovo che esistono
davvero due modi di "costruire" molto diversi, antitetici:
Conclusioni
L'edificio cattolico |
L'edificio cristiano |
Ha fondamenta in continua evoluzione (!). |
Ha, com'è normale, fondamenta perennemente uguali. |
Prende per forza una forma sempre diversa moltiplicando
dottrine, dogmi, leggi, istituzioni, funzioni. |
Cresce come tempio divino perché non esce dal Suo
progetto, considerandolo completo (Efesi-ni 2,20-22; 1Pietro 2:5). |
Si riconosce sempre meno in quello originario perché
pretende di "perfezionarlo". |
Non riconosce progetti successivi, considerandoli tradizioni
umane peccaminose. |